Da anni esiste una “questione Guardia di Finanza” nel comparto militare. Ai finanzieri infatti sono applicate le stesse limitazioni in termini di diritti e condizioni di impiego imposte a tutto il personale militare, eppure la Guardia di Finanza di fatto non esercita la funzione di Difesa che costituzionalmente le giustifica. Una situazione irragionevole e frustrante. Non a caso gli organi di rappresentanza dei finanzieri da sempre rivendicano il sindacato, i ricorsi alla giustizia nazionale ed internazionale sono stati proposti da finanzieri ed i neo sindacati del personale della Guardia di Finanza manifestano una vitalità che non si riscontra in egual misura nelle altre amministrazioni militari.
Una questione, mantenuta sotto traccia dallo Stato Maggiore della Guardia di Finanza, prepotentemente riemersa nell’ambito del dibattito sulla nuova legge sul sindacato dei militari. E non poteva essere altrimenti, visto che anche stavolta il legislatore (ancor di più che nel 1995) sta ragionando solo avendo in mente solo le Forze Armate, senza considerare minimamente la diversità della Guardia di Finanza.
Emblematici in tal senso sono i distinti documenti relativi all’incontro tra il Governo ed il Co.Ce.R. dello scorso 24 maggio. Da un lato il comunicato del Co.Ce.R. Interforze e dall’altro quello della sola sezione Co.Ce.R. della Guardia di Finanza. Basta leggerli per comprendere la distanza tra i finanzieri (interessati ai diritti sindacali ed al riconoscimento anche economico della loro specialità) ed il resto della rappresentanza militare (interessata a riordino e strade sicure e per niente interessata ai diritti sindacali).
La questione è destinata a tenere banco anche nei prossimi giorni, visto che il prossimo 7 giugno sarà resa pubblica la decisione del Comitato Europeo dei Diritti Sociali sul ricorso proposto da CGIL relativo proprio alle limitazione imposte ai finanzieri in materia di contrattazione e diritto sindacale. Vedremo se il legislatore continuerà a fare finta di nulla.