40 ANNI DALLA LEGGE 121. RICORDI, RIFLESSIONI E PROPOSITI

A 40 anni dall’entrata in vigore della Legge n. 121, ci piace ricordare questo anniversario con le riflessioni/ricordo di Bruno Levantini (sindacalista del Silp-Cgil) e con l’invito ad un nuovo programma di riforme di Daniele Tissone (Segretario Generale dei Silp-Cgil).

Riflessioni/ricordi di Bruno Levantini

Oggi per me è un giorno speciale per due ragioni: la prima perché è il compleanno di mia moglie e la seconda perché 40 anni fa (il 1* aprile 1981) è entrata in vigore la riforma di Polizia con la previsione della smilitarizzazione dell’ex Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza che assumeva l’attuale denominazione Polizia di Stato e la possibilità per il personale di associarsi in sindacato.

Una riforma considerata tra le più importanti del paese non solo perché avrebbe portato con se una nuova stagione di diritti e di libertà anche per gli altri appartenenti alle Forze di Polizia e Militari ma perché la riforma della Polizia ne avrebbe accresciuto l’efficienza, la trasparenza e maggiore vicinanza ai cittadini.

Per giungere al varo della della legge di riforma n. 121/81 occorsero oltre 10 anni di lotte dei poliziotti democratici con il pieno e determinante sostegno delle Confederazioni Sindacali di Cgil – Cisl – Uil e dunque dei cittadini, dei lavoratori e  associazioni democratiche  con sit in davanti a Questure e Prefetture di tutta Italia.

Clamorosa fu la vibrante protesta nel 1969 organizzata da poliziotti dentro il Reparto Celere di Milano e le continue manifestazioni delle volanti 113 in diverse città italiane con il clacson attivato.

Per quelle manifestazioni  molti poliziotti –  allora chiamati “carbonari” perché non potevano manifestare alla luce del sole in quanto vigeva il codice militare e l’adunata sediziosa e dunque il rischio di essere incriminati – subirono umiliazioni e trasferimenti ma non si arresero, la loro e anche la mia voce fu amplificata giornalmente oltre dai giornali e TV oltre   da una importantissima rivista (ordine pubblico poi ridenominata Polizia Democrazia) per decenni diretta da Franco Fedeli (defunto), lo chiamo semplicemente così perché era uno di noi, era una persona straordinaria e allo stesso tempo semplice, con tutti instauratva un rapporto fraterno, amichevole e paterno di cui ci si poteva fidare ciecamente.

Determinante poi fu lo sciopero generale nazionale di tutte le categorie dei lavoratori promosso appunto da Cgil – Cisl – Uil nel mese di dicembre 1979, infatti il Parlamento Italiano dovette prendere atto che non solo i poliziotti ma tutto il paese reclamava a gran voce il varo di riforma della Polizia.

Chi all’epoca sosteneva (le grandi gerarchie timorose di perdere i previlegi a loro riservati) che la Polizia sarebbe diventata “un’armata di brancaleone” e  avrebbe perso di autorevolezza, è stato clamorosamente smentito, oggi la Polizia è sicuramente più efficiente nell’assicurare l’ordine e la sicurezza pubblica dei cittadini,  nei servizi di prevenzione e repressione dei reati, è più vicino alla ed il personale è molto più motivato.

 

(Adnkronos) – “La Legge 121 del 1 aprile 1981 e il quarantennale della riforma della Polizia di Stato hanno rappresentato un significativo passo in avanti sul versante della democrazia in termini di trasparenza, efficienza e riconoscimento di diritti fino a quel periodo negati. Celebrare questa data non è soltanto un gesto di affetto verso coloro che si batterono per un ideale di rinnovamento della Polizia di Stato, volto a migliorare le istituzioni. Oggi più che mai, partendo proprio dallo spirito di quella riforma, è necessario lavorare per condividere un nuovo programma per la sicurezza democratica del Paese, peraltro in un momento storico particolare dettato dall’emergenza epidemiologica”. Lo afferma Daniele Tissone, segretario generale del sindacato di polizia SILP Cgil. “Quaranta anni fa – dice Tissone – nel pieno degli anni di piombo, le grandi confederazioni sindacali ed in particolare la Cgil ebbero la forza e la volontà di comprendere che la smilitarizzazione, la democratizzazione e la sindacalizzazione dei Corpi in divisa erano necessarie e improcrastinabili. Un percorso importante, ancora non completato, perché solo dopo molti decenni si è arrivati alla sindacalizzazione e a una maggior trasparenza anche tra le Forze Armate e i Corpi militari, nonostante il processo debba ancora svolgersi in maniera completa. Tante donne e uomini in divisa, appartenenti al Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, poi divenuto Polizia di Stato, ebbero la determinazione e il coraggio di lottare per i diritti, pagando un prezzo alto anche sulla propria pelle. Diritti che oggi si danno troppo spesso per scontati e che qualcuno vorrebbe comprimere. Diritti che vanno sicuramente ampliati”. “La Legge 121 – continua il segretario generale del SILP Cgil – deve rappresentare oggi la giusta occasione per farci prendere coscienza sulla necessità di disegnare un progetto che, travalicando le politiche securitarie incentrate sulla paura, realizzi un quadro strutturale e prospettico che metta al centro un’idea durevole di sicurezza pubblica. Le nuove come le vecchie incertezze che pervadono i cittadini, spesso distorte nella percezione della realtà, ove ogni fenomeno criminale è amplificato fuori misura nonostante il calo generalizzato dei reati denunciati, andrebbero opportunamente canalizzate in un nuovo, ambizioso progetto come quarant’anni fa avvenne con il varo della riforma dell’ordinamento dell’amministrazione della pubblica sicurezza. Un progetto sistemico che coinvolga la cittadinanza, le amministrazioni locali, gli esperti della materia, unitamente alle istituzioni deputate al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica”. “Serve – conclude il sindacalista – una discussione seria e a tutto campo sul versante normativo rispetto alle future scelte in materia di retribuzione accessoria, di lavoro straordinario come di previdenza complementare. Le recenti riforme ci consegnano oggi una Polizia di Stato con meno energie, che comporta tra l’altro soppressioni di presìdi territoriali. Da qui l’esigenza di assunzioni straordinarie di giovani leve tra le forze di Polizia. La nostra proposta, volta a dar vita ad un piano straordinario di assunzioni che consenta un veloce ricambio generazionale che restituisca nuova linfa alle articolazioni territoriali delle amministrazioni, è tesa a dare sollievo ai tanti operatori ‘over 50’ segnati dalle fatiche causate dai tanti, troppi servizi di cui quotidianamente ci si deve fare carico oltre che a garantire una serena convivenza alla cittadinanza. Per vincere le delicate, molteplici sfide che ci attendono dobbiamo partire dalle nostre radici. Quelle di 40 anni fa”.