“Si tratta di “un sindacato giovane, che si è appena costituito, i cui eventuali limiti di diffusione sul territorio sono legati anche all’essere in una fase iniziale” e, per altro verso, dalla condotta delle stesse amministrazioni resistenti le quali, pur a seguito della sentenza della Corte Costituzionale (che ha individuato gli ambiti nei quali può essere da subito svolta l’attività da parte delle oo.ss., nell’attesa della necessaria disciplina legislativa, e le condizioni e i limiti a cui essa soggiace) continuano a considerare come propri interlocutori solo gli Organismi della Rappresentanza Militare e quindi di fatto “osteggiano il sindacato ricorrente e gli precludono qualsivoglia iniziativa”.
Basta leggere questo breve passaggio della pronuncia del giudice del lavoro di Torino dello scorso 10 febbraio (ricorso n. 5788/2020 SILF contro M.E.F. – Guardia di Finanza) per comprendere che, al di là del colpevole ritardo del Parlamento, Governo e Amministrazioni hanno fatto e stanno facendo di tutto per impedire ai sindacati di svolgere quel ruolo che già la sentenza n. 120 riconosce. E la rappresentanza militare, che in linea teorica avrebbe potuto giocare un ruolo importante nell’agevolare/accelerare il passaggio dal vecchio al nuovo modello, in realtà è divenuta complice interessata e connivente di un piano che, dopo tre anni, assume sempre più i contorni di un’associazione occulta.
La coesistenza dei due istituti ed il mancato divieto di cumulo di cariche (pur suggerito dal Consiglio di Stato in tempi non sospetti) consente la presenza del c.d. “doppiocappellista”. Una figura che ricorda al mito policefalo di “Ortro”, il cane a due teste posto a guardia dei buoi di Gerione, ucciso da Ercole in una delle sue dodici fatiche. La storia si ripete senza assurgere a mito, ma restando nella palude dei beceri interessi di bottega. Grufolando tre le maglie delle relazioni incestuose (la rappresentanza rimane organo interno alle amministrazioni militari e quindi parte del sistema), i tanti “Ortro” ancora presenti non fanno altro che creare ambiguità e confusione nel personale, procurando automaticamente ed inevitabilmente un danno per il sindacato.
Noi del SILF abbiamo scelto di evitare il “doppiocappellismo”, mettendo in conto il rischio di perdere posizioni di privilegio, sia a livello di singoli dirigenti (in termini di benefit e indennità) che di organizzazione (in termini di tempo “pagato” da dedicare al sindacato e di informazioni di prima mano acquisite sui tavoli di confronto).
Purtroppo, c’è chi ha opportunisticamente preferito anteporre gli interessi personali e della propria sigla agli interessi collettivi e del personale ed occupare attivamente e contemporaneamente tutte le due le posizioni ed in particolare quella di delegato Co.Ce.R. e di segretario del sindacato.
D’altra parte, il Dipartimento della Funzione Pubblica, riguardo la richiesta di alcuni sindacati militari di partecipare al tavolo negoziale per il rinnovo del contratto, ha affermato: “la mancata convocazione di codeste Associazioni non comporta alcuna lesione degli interessi del personale iscritto alle Associazioni medesime, che trovano piena tutela attraverso le Sezioni COCER, depositarie degli interessi collettivi di tutto il personale militare”.
Peccato che il sindacato è indipendente e contratta, mentre la rappresentanza militare è interna e concerta.
Francesco Zavattolo -Segretario Generale SILF