Lo scorso 23 dicembre, a soli 8 giorni dalla scadenza del triennio contrattuale 2019-2021, il Governo ha siglato il contratto con le parti sociali del Comparto sicurezza e difesa. E mentre la PS e la Difesa hanno imposto i propri diktat, noi finanzieri usciamo quasi con le ossa rotte da un contratto concertato, tra l’altro, da una rappresentanza militare addomesticata da una proroga del mandato sottobanco e svilita da quanti, rivestendo ruoli dirigenziali in alcuni sindacati (non il nostro), fanno il doppio gioco per non perdere consenso e dare un senso alla loro indennità di missione.
Timidi gli investimenti sull’accessorio, vero volano dei servizi operativi e specialistici sui quali si basa il core business del Corpo. Indennità operative (volo, imbarco) e missioni estere al palo da oltre venti anni. Indennità di polizia tributaria (termini e funzioni del passato) limitata a specifici servizi tra i quali NON rientrano i colleghi della “Spesa pubblica”, impegnati a vigilare sugli appalti e sulle influenze delle consorterie mafiose.
Totalmente assente la parte normativa in materia di: ricongiungimenti familiari, valorizzazione della differenza di genere, lavoro agile, previdenza complementare. Il disinteresse da parte dei Dirigenti che muovono le fila sul contratto e la complicità della rappresentanza militare ormai sconnessa dai bisogni della base, non fanno altro che alimentare la distanza tra chi decide le condizioni di lavoro e i dipendenti che devono subire condizioni limitanti e umilianti.
Per dirla in altri termini: non sappiamo se è più grave l’accettazione dell’Amministrazione (in questo caso GDF) di condizioni contrattuali limitative per il proprio personale o il silenzio complice di Rappresentanze e sindacati di polizia che pur di chiudere un contratto (scaduto) hanno accettato sconti sulla pelle del personale.
Il Comparto Sicurezza, la Sanità e la Scuola sono il pilastro dello Stato, ma se non si ha il coraggio di fare investimenti nel lungo periodo, remunerando il risultato (contrattazione di secondo livello) e valorizzando le best practice, saremo un Paese condannato all’emergenza perenne.
Il prossimo triennio contrattuale parte tra due giorni, chiediamo di avviare immediatamente i tavoli negoziali e dare dignità al nostro lavoro, ma chiediamo soprattutto una negoziazione vera che superi i modelli della rappresentanza militare e dei sindacati di polizia. I primi, addolciti con il regalo della proroga del mandato, mentre i secondi obbligati a firmare le desiderata del Governo sotto la mannaia dell’esclusione dalla rappresentatività (se non dovessero firmare il contratto).
Ma se il problema non lo vedono loro (Cocer e sindacati PS), noi abbiamo il dovere di non ingannare i colleghi: l’attuale modello concertativo di rappresentanza non funziona perché non consente di negoziare e termina con un contratto, di fatto, imposto dalle amministrazioni.
Francesco Zavattolo
Segretario Generale SILF