SUICIDI: LA POLIZIA MUOVE UN PASSO… GLI ALTRI?

È notizia di questi giorni dell’imminente emanazione di un D.P.R. che modificherà il regolamento di servizio della polizia di stato, consentendo ai dirigenti o ai comandanti del reparto di ritirare l’arma al dipendente al quale è stato accertato un disagio psico-sociale.

La notizia non è di poco conto, in quanto la disponibilità dell’arma di ordinanza sugella, di fatto e di diritto, tutto l’impianto delle attribuzioni delle qualifiche che ruotano attorno ad un poliziotto (ufficiale o agente di pubblica sicurezza, polizia giudiziaria…) e finora questo legame indissolubile non era mai stato messo in discussione per il personale in servizio.

Non v’è dubbio che siamo difronte ad un risultato reso possibile grazie ad un intenso lavoro tra i sindacati di polizia e dal Dipartimento di pubblica sicurezza, i quali hanno avviato un percorso teso a limitare l’elevato numero di eventi suicidari che ogni anno riguardano la polizia di stato. Ma i numeri non sono impressionanti solo per i poliziotti, sono rilevanti anche per i carabinieri e per i finanzieri. Per la Guardia di Finanza, al Comando Generale forse si pensa che per arginare il fenomeno sia sufficiente il “nuovo” tutoraggio dei giovani ufficiali, che verranno accompagnati per mano dai più anziani nell’apprendere i rudimenti di un lavoro oggettivamente complesso, o l’azione degli sportelli di ascolto, peraltro collocati nelle vicinanze degli uffici dei dirigenti sanitari: con buona pace per il diritto alla riservatezza.

Al di là di tutto siamo convinti che, nonostante la buona notizia in casa polizia, il lavoro sia tutto in salita, soprattutto sul fronte della prevenzione, ecco perché questo sindacato dal prossimo mese di ottobre avvierà un work-shop permanente sul disagio lavorativo e sui suicidi, con l’ausilio di altri sindacati e del mondo accademico. Senza un modello che analizzi lo scenario, sia a livello di organizzazione che degli aspetti personali, che imponga un approfondimento su norme, regolamenti, culture e distribuzione delle responsabilità non sarà possibile creare una mappa del rischio ed indicare la strada per marginalizzare il fenomeno.

In ballo non ci sono solo i suicidi, che, quando si verificano, rimangono una sconfitta per tutti (famiglia, amministrazione e colleghi di lavoro), ma c’è tutto il mondo sommerso (iceberg) del disagio lavorativo di cui noi siamo e resteremo fedeli rappresentanti e procacciatori di soluzioni.

il Segretario Generale SILF – Francesco Zavattolo

Iscriviti alla newsletter SILF