23 FINANZIERI ASSOLTI DOPO SEI ANNI DI CALVARIO… E ADESSO?

Nell’audizione del 27 giugno 2002 alla VI Commissione Finanze della Camera dei Deputati l’allora Comandante Generale della Guardia di Finanza, Alberto Zignani, ebbe a dire che “Nella Guardia di finanza ho trovato una severità che sicuramente non esiste nelle altre Forze Armate, in quanto anche un piccolo reato – ad esempio, il furto di un pettine in un supermercato – che nell’esercito sarebbe punito con una certa leggerezza, nel mondo civile non meriterebbe neanche un processo, nel nostro Corpo viene drammatizzato al punto che si prevede la rimozione dal grado. Nella Guardia di finanza ho trovato una severità quasi feroce…”.

Era in un periodo particolare della storia di questo Paese in generale, e della Guardia di Finanza in particolare, ma ancora oggi in alcune realtà non è cambiato molto.

Se per un verso dobbiamo ammettere che per le funzioni che è chiamata a ricoprire la Guardia di Finanza deve adottare un atteggiamento molto rigoroso verso le condotte illecite dei propri appartenenti, crediamo tuttavia che vi debba essere un corretto ed adeguato bilanciamento tra quella che è la tutela dell’affidabilità e dell’immagine dell’Istituzione e la dignità e i diritti costituzionali dei finanzieri e delle loro famiglie.

Ciò che è accaduto in Calabria in questi giorni, impone una qualche riflessione. Gli esiti di un procedimento penale che ha visto indagati oltre venti finanzieri di un reparto si è concluso con:

  • 13 provvedimenti di non luogo a procedere emessi dal GUP perché il fatto non sussiste;
  • 1 assoluzione richiesta dallo stesso P.M. nel rito abbreviato;
  • 9 iscrizioni nel registro degli indagati, posizioni stralciate dal P.M., dopo anni, su segnalazione della p.g. operante.

Ora, se gli esiti del procedimento sono questi, ovvero tutti, ma proprio tutti, assolti senza se e senza ma, ci si chiede:

  • perché sei anni di accertamenti? Erano davvero necessari o tutto quel tempo è stato impiegato “solo” per trovare giustificazione all’apertura dell’inchiesta in una sorta di “feroce” accanimento giudiziario?
  • la questione poteva essere risolta prima, in poco tempo, senza l’apertura di un procedimento penale e senza il conseguente pubblico ludibrio?
  • quei finanzieri e le loro famiglie avranno mai un risarcimento, sia pure solo morale, del danno di immagine, psichico o economico subito?
  • sarà comunque aperto, dopo sei anni di calvario e questo esisto processuale, un procedimento disciplinare a carico dei finanzieri coinvolti?

Sinceramente auspichiamo che questa vicenda, peraltro torbidamente e mediaticamente accostata ad un altro doloroso fatto di cronaca, sia finita qui, cosicché in quel reparto possa finalmente tornare un clima più sereno. Ne hanno bisogno i finanzieri interessati e le loro famiglie e ne ha bisogno tutta la Guardia di Finanza.

LA SEGRETERIA NAZIONALE SILF

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