
Lo scorso 11 luglio, l’Aeronautica Militare ha siglato un accordo con Presidente dell’unità di coordinamento presso la Presidenza del Consiglio per l’attuazione del piano d’azione per il contrasto dei roghi dei rifiuti, Dottor Fabrizio Curcio. L’obiettivo è l’impiego di caccia militari (AMX, Tornado, Eurofighter e Predator) per individuare aree di rischio e contrastare e prevenire l’insorgere di roghi, in aree della Campania, ove sono presenti ingenti rifiuti. Le ricognizioni, come appare in un comunicato ufficiale della stessa arma azzurra, sono inserite in attività addestrative di volo già programmate, quindi con costi già contabilizzati.
In Molise mancano dottori nella sanità? La Trenta si dichiara pronta ad inviare medici militari. Per il GIP di Agrigento, nelle acque nazionali, le navi militari della Guardia di Finanza non sono navi da guerra? La Marina è pronta a schierare i cacciatorpedinieri contro le navi delle ONG. A Roma c’è l’emergenza rifiuti? L’Esercito è pronto ad intervenire. Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza non hanno uomini per presidiare tutti i punti sensibili di potenziali attentati terroristici? Ci pensa l’Esercito.
E così via, ogni qualvolta c’è un’emergenza si pensa alle Forze Armate per risorse umane, logistiche e tecnologiche che ha a disposizione e per la capacità di pronta reazione. Corretto! Meno corretto ed anzi pericoloso è quando l’utilizzo delle Forze Armate va otre la gestione dell’emergenza e diventa una comoda e conveniente scorciatoia per risolvere problemi strutturali della Pubblica Amministrazione.
Per fare l’esempio dell’operazione “Strade Sicure” che ormai si protrae dal 2008, ci si chiede come mai un’emergenza ultradecennale non sia stata ancora risolta con l’assunzione di poliziotti e carabinieri e si è continuato e si continua ad utilizzare l’Esercito. Forse perché il personale delle Forze Armate non può negoziare le proprie condizioni di lavoro?! Tanto che, a detta dei vertici della Difesa, l’enorme numero di ore di straordinario accumulato è tale da non poter essere remunerato per mancanza di fondi né può convertirsi in riposi compensativi perché inciderebbe sulla copertura dei turni di servizio. A tal riguardo gli stessi vertici della difesa che, per risolvere il problema propongono addirittura la disattivazione dell’orario di servizio, in favore di un pagamento forfettizzato (modelli C.F.I.).
E allora non si assumono in numero adeguato poliziotti, carabinieri, finanzieri, medici, operatori ecologici ecc. e si impiega, a costi più bassi, il personale della difesa. Facile no?!
A questo punto chi garantisce sulla professionalità e sulla qualità dei servizi resi ai cittadini da operatori, che pur altamente specializzati, sono stati formati per fare altro? Chi ci garantisce che questa situazione non produca ripercussioni anche nei confronti dei lavoratori degli altri comparti (sicurezza in primis), provocando l’abbassando il livello dei diritti contrattuali conquistati negli anni?
Vorremmo che la politica leggesse, tra queste righe, la pericolosità di estendere all’infinito soluzioni emergenziali e, da un lato, investisse strutturalmente nella Pubblica Amministrazione e, dall’altro, aumentasse in fretta i diritti dei lavoratori militari, in attuazione di quanto stabilito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 120/2018. Il rischio che si corre è quello di trasformare il personale delle Forze Armate nel più grande “outlet” della Pubblica Amministrazione.
Francesco Zavattolo – Segretario Generale SILF