SINDACATI IN GUARDIA DI FINANZA. LA CEDU AVVIA L’ESAME DEL RICORSO DI 400 FINANZIERI

La questione è questa. I finanzieri ritengono irragionevoli, sproporzionate, discriminanti (ed illegittime) le limitazioni in materia di diritti sindacali imposte  dalla “forma” militare del loro ordinamento, in quanto non giustificate dalla “sostanza” delle funzioni realmente espletate, pressoché esclusivamente di polizia e non di difesa. Per questo nel 2013, 400 finanzieri quasi tutti appartenenti al XI Mandato della Rappresentanza Militare (ed oggi in tanti appartenenti al SILF) si sono rivolti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Ora la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha deciso di notificare al Governo italiano il ricorso avanzato dai 400 finanzieri, curato dall’Avv. Prof. Andrea Saccucci e dall’Avv. Giulia Borgna dello Studio Saccucci & Partners di Roma, contro lo Stato italiano per la violazione dei loro diritti sindacali.

Per il legale dei Finanzieri la comunicazione al Governo è senz’altro un segnale positivo, che conferma la rilevanza delle questioni sottoposte al vaglio della Corte: “Alla luce del cospicuo numero di ricorsi che viene dichiarato inammissibile senza ulteriori approfondimenti nel merito, l’avvio della fase del contraddittorio scritto tra le parti dimostra che la Corte intende esaminare attentamente i profili di violazione sollevati dai ricorrenti, anche alla luce della sentenza della Corte costituzionale n. 120 del 2018 che ha sancito la parziale illegittimità costituzionale del divieto di associazione sindacale in ambito militare”. Tra i quesiti che la Corte ha sottoposto al Governo italiano, spicca quello centrale che riguarda la disparità di trattamento dei Finanzieri rispetto agli appartenenti alla Polizia di Stato, circa il diritto di costituire sindacati. I giudici di Strasburgo chiedono, al riguardo, se la differenza di status fra gli appartenenti alla Polizia di Stato (civile) e gli appartenenti alla Guardia di Finanza (militare) sia meramente formale e quindi se possa giustificarsi il diverso trattamento cui essi sono sottoposti relativamente all’esercizio della libertà sindacale. “I quesiti formulati dalla Corte lasciano chiaramente intendere che il giudizio avrà una dimensione e toccherà profili assai più ampi di quelli su cui si è già pronunciata la nostra Corte costituzionale, offrendo così l’occasione per una compiuta definizione dell’ambito di esercizio della libertà sindacale nelle forze armate e, specificamente, nell’ambito della Guardia di Finanza.” ha aggiunto il prof. Saccucci.

La Cancelleria della Corte di Strasburgo, in via preliminare, ha invitato il Governo italiano a tentare una regolamentazione amichevole con i ricorrenti, entro il 10 settembre 2020. Per quella data entrambe le parti dovranno comunicare alla Cancelleria la loro eventuale disponibilità a discutere i termini di una conciliazione.

Come detto, il divieto per i militari di costituire sindacati è stato di recente ridimensionato, anche se non annullato, dalla Corte Costituzionale italiana, con la citata sentenza del 2018. Per dare attuazione alla sentenza della Consulta è attualmente è all’esame della Camera il progetto di legge “Corda” che tuttavia non tiene minimamente in considerazione le peculiarità della Guardia di Finanza rispetto alle Forze Armate e sulla questione privilegia di nuovo gli aspetti meramente formali (forma dell’ordinamento), rispetto a quelli sostanziali (funzione e compiti).

Questo contenzioso è collegato al contenzioso tra lo Stato italiano e la CGIL sullo stessa materia in essere presso il CEDS. Il SILF seguirà con particolare attenzione queste vicende che sono destinate ad assumere rilevanza nell’ambito dell’emananda legge quadro sul sindacato del personale militare.