
Dopo quarant’anni di onorato servizio crediamo fermamente che per la rappresentanza militare sia giunto il momento di pronunciare la parola “fine”. Per i rappresentanti del SILF si chiude finalmente un’epoca che, nonostante nei suoi quarant’anni di vita sia riuscita ad andare oltre le potenzialità tracciate nel ’78, oggi lo strumento della rappresentanza interna non ha più senso di esistere.
Al netto della mancanza di una legge che ne sancisca la fine e dia finalmente senso ai sindacati militari, la vecchia signora (la rappresentanza militare ndr) smussata dal tempo e superata dalla storia, continua a rappresentare l’ancora di salvezza utile alla Guardia di Finanza (e alle amministrazioni militari in generale) per rimandare il confronto aperto, franco e paritetico con le vere organizzazioni rappresentative del personale: i sindacati.
Nel nostro primo congresso abbiamo deciso di dare una svolta chiara alla nostra azione investendo le nostre energie sull’organizzazione sindacale: chi rappresenta il SILF (segretari di qualunque livello) non può rivestire i panni del delegato della rappresentanza militare. O parli da delegato o parli da sindacalista.
L’idea di base, che ha preso sostanza nel corso del congresso, è stata quella di rinforzare il sindacato come istituto. Ci è parso chiaro sin da subito, infatti, che l’assunzione di doppie cariche in seno al sindacato ed alla rappresentanza avrebbe finito per danneggiare il primo, anche perché inviso alla controparte in quanto più indipendente rispetto alla rappresentanza militare. Non a caso il Consiglio di Stato in un passaggio del famoso parere n. 2756/2018 scrive:
“L’esclusione di un duplice ruolo, negli organi di rappresentanza e in quelli direttivi delle associazioni sindacali, è – a legislazione vigente – congrua e ragionevole, considerata la natura non sindacale degli organi di rappresentanza, costituti anzi in funzione integrativa delle determinazioni dell’Amministrazione sulle questioni d’interesse del personale. Essi sono sorti proprio per corrispondere in forma dialettica alla funzione propria delle associazioni sindacali, sia pure nella peculiarità e con i limiti di quelle tra militari. Mantenerli distinti serve ad evitare confusioni di ruoli e a preservare il ruolo appunto dialettico delle associazioni sindacali.”
Ormai è evidente (tranne a coloro che non vogliono vedere), che nelle more della nuova legge e contrariamente a quanto previsto dalla sentenza n. 120/2018 della Corte Costituzionale, le amministrazioni hanno strumentalizzato e strumentalizzano la rappresentanza militare per evitare di concedere le agibilità ai sindacati e conseguente dignità al personale. Non a caso:
- il Ministero della Difesa, dopo aver chiesto parere al Consiglio di Stato ed ottenuto conforto all’intenzione prospettata, non ha poi dato attuazione al divieto di cumulo tra cariche della rappresentanza e incarichi sindacali;
- le amministrazioni militari si sono opposte alla delega di pagamento per le quote sindacali, al solo scopo di continuare a blandire il pretesto dell’impossibilità di misurare la rappresentatività per evitare il riconoscimento dei sindacati;
- al di là di rarissimi per non dire unici incontri informali, le amministrazioni, Guardia di Finanza inclusa, non hanno mai risposto formalmente ad alcuna sollecitazione dei sindacati, mentre al contrario negli ultimi due anni si sono prodigate di elogi nei confronti della rappresentanza militare.
Questa negazione ad oltranza è il segno evidente che le tutele, quelle vere, passano attraverso l’azione sindacale, il resto è una concertazione tra datore di lavoro e organismi interni presieduti da dirigenti della stessa amministrazione. La zona confort preferiamo lasciarla a coloro che preferiscono stare con un piede in due scarpe diverse, noi abbiamo scelto il futuro nell’interesse dei finanzieri.
Francesco Zavattolo – Segretario Generale