GUARIGIONE DA COVID. LA DIREZIONE DI SANITA’ COME IL MITO DEL GIANO BIFRONTE

In questi due anni e tre mesi di emergenza sanitaria, il vortice normativo che ha disciplinato le relazioni sociali e i rapporti di lavoro è assurto ad un livello di contrapposizione e sovrapposizione regolamentare che avrebbe fatto impallidire persino il buon Franz Kafka.

Lungi da noi fare un “processo” alle intenzioni, tuttavia, non è sfuggito alla nostra attenzione il tempo impiegato dal Comando Generale nel dare attuazione al D.L. 4 febbraio 2022, n.5: la Circolare n. 48662/2022 infatti, è arrivata ben tredici giorni dopo l’entrata in vigore del decreto legge. Ci duole evidenziare che nonostante i nostri solleciti e il richiamo ad una presa di posizione sui “guariti-mai-vaccinati” anche da parte del Comando Interregionale Italia-Nord-Orientale, da via XXI Aprile continuano a glissare sulla questione lasciando il territorio al “si-salvi-chi-può”.

Mentre per poliziotti, carabinieri e il resto della pubblica amministrazione il personale mai vaccinato, guarito da covid, può effettuare la prima dose di vaccino allo scadere del green pass, ovvero entro sei mesi dalla documentata infezione,  secondo la Direzione di Sanità, che probabilmente ha interpretato motu proprio la norma, i finanzieri guariti-mai-vaccinati devono fare la prima dose di vaccino “tra i tre e sei mesi dalla guarigione”, confermando, di fatto, quanto già stabilito con la circolare n.  354509 dell’11 dicembre scorso.

Vorremo chiedere al Direttore di Sanità se il rispetto di tale tempistica è lasciato alla libera volontà del personale o all’autorità dei Comandanti regionali in qualità di  Datori di Lavoro? Dai report che pervengono dal territorio sembrerebbe che a seguito di alcune riunioni fatte tramite la c.d. “cabina di regia”, i Comandi di II livello, sulla scorta di indicazioni fornite “a voce” dalla stessa Direzione sanitaria, stiano imponendo la vaccinazione (ai guariti-mai-vaccinati) allo scadere del primo giorno dopo tre mesi dalla guarigione, in aperto contrasto con quanto stabiliscono le norme in vigore che richiamano, sulla specifica questione, le tempistiche disposte dalle circolari del Ministro della Salute.

Il “cerino”, insomma, è nelle mani dei  datori di lavoro. E’ innegabile che siamo davanti ad una precisa non-assunzione di responsabilità a discapito dell’uniformità dell’azione amministrativa nei confronti di tutto il personale che sarà in balìa delle interpretazioni dei diversi Comandanti regionali.  Al danno si aggiunge la beffa: i finanzieri non sono solo discriminati nei confronti dei colleghi poliziotti o carabinieri, ma sono discriminati anche all’interno della nostra Amministrazione.

Pare che a nulla valga il valore sanitario dell’immunità naturale che trova sempre più peso negli studi scientifici internazionali, e men che meno la valutazione del quadro clinico del personale guarito, e naturalmente protetto, che sulla base di una decisione di politica (interna) è obbligato a vaccinarsi pena la perdita dello stipendio anche se “probabilmente” non avrebbe bisogno del vaccino a soli tre mesi dalla guarigione!

Sulla questione i datori di lavoro, i dirigenti, i medici competenti e quelli di medicina generale dovranno assumersi le loro responsabilità a cominciare dal mancato confronto con i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS) che, per quanto noto, nella quasi totalità dei casi vengono coinvolti esclusivamente in occasione delle riunioni periodiche annuali – ex art. 35 D.Lgs. n. 81/08 –  inoltre, questo sindacato è pronto ad aiutare quanti necessitano di guida e indirizzo su di un tema frettolosamente liquidato come un problema di pochi.

Per quanto riguarda “Giano” crediamo che la Direzione di Sanità abbia deciso di dare peso al “volto del passato” e della paura, cancellando di fatto l’altro volto del mito, quello del “futuro” verso cui propende tutta la società civile, finanzieri inclusi. Magari nel “non-decidere” non si ci espone e forse si fa anche carriera, ma i colleghi hanno bisogno di un indirizzo chiaro, coerente ed omogeneo, inquadrato in una politica generale che sia liberata dai punti di vista personali di quanti, grazie alla pandemia, hanno trovato un senso per la loro missione.

Il Segretario Generale

Francesco Zavattolo

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