IL RISPETTO PER UNA DIVISA VALE 3.000 EURO?

Accade lo scorso aprile, a Bari, in Piazza Moro (la difficile “piazza della Stazione”, troppo frequentemente teatro di fatti di criminalità), che uno studente universitario ventenne, dopo aver inveito contro due donne senza alcun motivo, si sia rivolto ai tre poliziotti intervenuti per gestire la situazione di pericolo definendoli “servi”, “ignoranti”, “morti di fame” e invitandoli ad andare “a Gaza a guadagnarsi lo stipendio”.
È notizia di questi giorni che il giovane esuberante, dopo aver risarcito con 3.000 euro i tre poliziotti oltraggiati, sia stato prosciolto in udienza preliminare.
Tutto a norma di legge: lo prevede l’art. 341 bis, terzo comma, del Codice Penale.

E così l’intemperante studente barese, dopo aver insultato pesantemente tre agenti di Polizia, e quindi una Istituzione pubblica, e dunque lo Stato, ha incassato l’estinzione del reato come se nulla fosse accaduto.
Lui ha potuto permetterselo. O meglio: ha potuto permetterselo papà.
Un altro, meno abbiente, avrebbe dovuto subire il processo che si meritava e una quasi certa condanna. E con essa almeno uno scappellotto dal padre, che tanto bene gli avrebbe sicuramente fatto.

La vicenda impone una riflessione: il rispetto per le Istituzioni vale 3.000 euro? Basta un semplice risarcimento, neanche di tasca propria, per cancellare la gravità di un gesto così deplorevole?
E soprattutto: di quella esperienza, del fatto che sia bastato (far) pagare per risolvere tutto, cosa rimane nella testa di quel ragazzo?
È un messaggio educativo per lui e per gli altri quello che ci racconta questa vicenda?

L’idea di chi scrive è che in questa vicenda le Istituzioni, dopo essere state oltraggiate, abbiano subito un’altra sconfitta, che è tale soprattutto nei confronti di quel ragazzo: la frustrazione, l’aggressività, la mancanza di rispetto, non possono essere “compensate” con il pagamento di qualche migliaio di euro.
Sarebbe stato estremamente educativo, invece, invitare quel ragazzo ad affiancare gli stessi poliziotti che aveva ingiuriato, nella stessa calda “piazza della Stazione”, anche per un solo turno di 6 ore. Avrebbe sicuramente capito molte cose.

Avrebbe capito, forse, quel ventenne, cosa significa la difficile gestione della violenza, della criminalità, della devianza di ogni tipo, delle aggressioni a donne (appunto!) e deboli in genere, e di quanto sia difficile, sacrificante e pericoloso il compito dei Lavoratori in divisa.

Avrebbe capito, forse, quel ventenne, che l’educazione e il rispetto non valgono 3.000 euro.
Specie quando quei soldi non sono i tuoi, ma di qualcuno, seppure il tuo papà, che se li è guadagnati con il sacrificio. Lo stesso sacrificio di quei poliziotti, anche loro padri, che sono stati definiti servi e morti di fame per aver fatto il loro dovere.

Gaetano Amatulli

*Segretario Provinciale Bari Sindacato Italiano Lavoratori Finanzieri

 

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